La Guerra Senza Fine

La guerra che da oltre 70 anni spaventa il globo, dal punto zero a oggi!

Lorenzo Serio

6/20/20255 min read

Conflitto in Medio Oriente:

Storia e sviluppi dal 1948 al 2025

Introduzione

Il conflitto in Medio Oriente, in particolare la lotta tra Israele, i palestinesi e i loro vicini arabi, è uno dei più complessi e longevi scenari geopolitici del mondo. Le sue radici affondano nella metà del Novecento, quando nel 1948 nacque lo Stato di Israele in una regione già contesa tra ebrei e arabi palestinesi. Da allora si sono succeduti conflitti armati, rivolte popolari, negoziati di pace falliti e nuove crisi regionali che hanno coinvolto le maggiori potenze globali. In questo articolo ripercorriamo le tappe fondamentali: dalla nascita di Israele alle guerre degli anni Cinquanta e Settanta, dalle Intifada e gli Accordi di Oslo agli sviluppi più recenti. Analizziamo come si sono inseriti attori come Hamas, Hezbollah e l’Iran, e come altri conflitti, come quelli in Siria e Yemen, si siano intrecciati con la questione palestinese. Infine, esploriamo la situazione attuale, con la guerra di Gaza del 2023, la minaccia nucleare iraniana e gli scenari geopolitici concreti per il futuro.

La nascita di Israele e le prime guerre

Nel 1947 le Nazioni Unite proposero la partizione della Palestina in due Stati, uno ebraico e uno arabo. La leadership ebraica accettò, quella araba rifiutò. Il 14 maggio 1948 fu proclamato lo Stato di Israele. Il giorno successivo, Egitto, Transgiordania, Siria, Libano e Iraq attaccarono Israele. La guerra si concluse con la vittoria israeliana e la fuga di centinaia di migliaia di palestinesi. Israele si espanse oltre i confini previsti dal piano ONU, mentre Cisgiordania e Gerusalemme Est finirono sotto controllo giordano e la Striscia di Gaza sotto l’Egitto.

Seguirono altri conflitti. Nel 1956 Israele invase il Sinai, con l’appoggio di Francia e Regno Unito, in risposta alla nazionalizzazione del Canale di Suez da parte dell’Egitto. Sebbene militarmente vincente, fu costretto a ritirarsi sotto pressione americana e sovietica.

Nel 1967 scoppiò la Guerra dei Sei Giorni. Israele affrontò Egitto, Siria e Giordania, conquistando la Striscia di Gaza, il Sinai, la Cisgiordania, Gerusalemme Est e le alture del Golan. I territori palestinesi rimasero sotto occupazione israeliana. La sconfitta fu umiliante per i paesi arabi, che giurarono vendetta.

Nel 1973 Egitto e Siria attaccarono a sorpresa Israele nella Guerra del Kippur. Dopo iniziali successi arabi, Israele contrattaccò. La guerra terminò con un bilancio pesante per entrambi. Tuttavia, aprì le porte alla diplomazia. Nel 1979 l’Egitto riconobbe Israele, primo paese arabo a farlo, ottenendo la restituzione del Sinai.

Dall’Intifada a Oslo

Nel 1987 esplose la Prima Intifada, una rivolta popolare palestinese contro l’occupazione israeliana. Durò fino al 1993, sfidando la superiorità militare israeliana. Nacque Hamas, movimento islamista contrario a ogni compromesso.

Nel 1993, dopo anni di scontri, furono firmati gli Accordi di Oslo tra Israele e l’OLP. Israele riconobbe l’OLP come interlocutore legittimo, l’OLP riconobbe Israele. Fu creata l’Autorità Palestinese. Gli accordi promettevano la creazione di uno Stato palestinese, ma lasciavano in sospeso temi cruciali: Gerusalemme, confini, coloni, profughi. Il processo fu interrotto dall’assassinio di Rabin nel 1995.

L’ascesa di Hamas e Hezbollah

Hamas, nata nel 1987, si affermò come rivale dell’OLP. Durante la Seconda Intifada (2000–2005) compì numerosi attentati suicidi. Nel 2006 vinse le elezioni palestinesi. Nel 2007 prese il controllo della Striscia di Gaza. Israele e Egitto reagirono con un blocco totale che dura ancora oggi.

Nel frattempo Hezbollah, milizia sciita libanese sostenuta dall’Iran, crebbe nel sud del Libano. Dopo anni di guerriglia, nel 2000 Israele si ritirò dal Libano. Nel 2006 un conflitto tra Hezbollah e Israele durò 34 giorni. Hezbollah resistette, guadagnando popolarità nel mondo arabo.

Siria, Yemen e l’Iran regionale

Nel 2011 la Siria fu travolta da una guerra civile. Il regime di Bashar al Assad, sostenuto da Iran e Russia, fu messo in difficoltà da ribelli sostenuti da Turchia, USA e paesi del Golfo. La guerra fece oltre 400 mila morti. L’Iran usò la Siria per consolidare il proprio corridoio sciita che va da Teheran a Beirut passando per Baghdad e Damasco. Israele colpì ripetutamente obiettivi iraniani in Siria per impedirne il radicamento.

In Yemen, dal 2014, gli Houthi rovesciarono il governo appoggiato dai sauditi. L’Arabia Saudita intervenne militarmente nel 2015. L’Iran appoggiò gli Houthi, mentre gli USA sostennero i sauditi. Il conflitto è tuttora aperto, con una delle peggiori crisi umanitarie al mondo. Nel 2023 Iran e Arabia Saudita hanno riavviato relazioni diplomatiche, ma le ostilità non sono cessate del tutto.

La guerra a Gaza del 2023

Il 7 ottobre 2023 Hamas lanciò un attacco a sorpresa contro Israele. Oltre 1.400 israeliani furono uccisi, molti civili. Circa 200 persone furono rapite. Israele reagì con bombardamenti su larga scala, un assedio totale e l’invasione di terra di Gaza. A fine novembre 2023, oltre 11.000 palestinesi risultavano uccisi, moltissimi bambini e donne. L’IDF giustificò l’operazione come necessaria a distruggere Hamas, accusandolo di usare civili come scudi umani. I combattimenti causarono distruzioni enormi. Brevi tregue umanitarie permisero lo scambio di alcuni ostaggi con detenuti palestinesi.

Hezbollah lanciò attacchi dal Libano, senza però aprire un secondo fronte pieno. Milizie filo iraniane attaccarono basi americane in Siria e Iraq. Gli Houthi colpirono Israele con droni e missili. La regione rischiò di entrare in guerra su vasta scala.

Le reazioni internazionali

Gli Stati Uniti sostennero Israele politicamente e militarmente. Invitarono però a ridurre le vittime civili. L’Europa, inizialmente compatta con Israele, si spaccò quando il bilancio umanitario divenne insostenibile. Il mondo arabo condannò l’aggressione israeliana. La Turchia definì Israele uno stato terrorista. L’Iran lodò Hamas come legittima resistenza. Arabia Saudita sospese i negoziati con Israele. Russia e Cina condannarono l’uccisione dei civili e si proposero come mediatori alternativi, sfruttando l’occasione per delegittimare la leadership occidentale.

L’incognita nucleare iraniana

Nel 2025 si teme che l’Iran possa dotarsi di un’arma nucleare. Dopo l’uscita degli USA dall’accordo del 2015, Teheran ha intensificato l’arricchimento dell’uranio. Attualmente possiede materiale arricchito fino al 60 percento, a un passo dalla soglia militare. Israele considera questa possibilità intollerabile e ha minacciato di agire. L’ombra di un conflitto diretto Israele Iran è reale. Gli Stati Uniti si dicono pronti a impedire con ogni mezzo che Teheran ottenga la bomba.

Un Iran nucleare potrebbe innescare una corsa agli armamenti in Medio Oriente. Arabia Saudita e Turchia potrebbero dotarsi di un arsenale, mentre Israele perderebbe la sua superiorità strategica. Allo stesso tempo, l’Iran armato potrebbe sentirsi invulnerabile, aumentando il sostegno alle milizie alleate. Oppure, come altri sostengono, una bomba potrebbe portare Teheran a una maggiore prudenza, avendo ottenuto il proprio scudo definitivo.

Scenari futuri

Il conflitto israelo palestinese appare irrisolvibile nel breve periodo. Dopo Gaza 2023, le relazioni sono a un minimo storico. Israele è determinato a mantenere sicurezza e controllo. La leadership palestinese è frammentata. L’Iran resta il principale antagonista regionale. Un attacco israeliano ai siti nucleari iraniani non è da escludere. Un’escalation potrebbe coinvolgere Hezbollah, Hamas, milizie in Iraq e Siria, e forse le grandi potenze.

Esistono anche spiragli. Arabia Saudita potrebbe riaprire il dialogo con Israele, se ci fossero concessioni serie ai palestinesi. Il dialogo tra USA e Iran potrebbe sfociare in un mini accordo nucleare. L’Iran potrebbe concentrarsi sui problemi interni, mentre Israele affronta fratture politiche profonde.

Le potenze globali giocheranno un ruolo chiave. Gli Stati Uniti restano fondamentali. La Russia cercherà di guadagnare influenza. La Cina proverà a mediare per espandere i propri interessi economici. L’Europa, più debole, potrebbe concentrarsi sugli aiuti umanitari e sulla diplomazia.