Trump contro l’Europa: il volto della guerra commerciale del 2025
A maggio 2025, Donald Trump riaccende lo scontro con Bruxelles annunciando dazi al 50% su tutte le importazioni UE. Un gesto che scuote i mercati e apre una nuova fase di tensione tra Washington e l’Europa.
CONTESTO EUROPEO
Lorenzo Serio
5/26/20253 min read


La maxi guerra dei dazi tra Stati Uniti e Unione Europea: Trump minaccia tariffe al 50% a partire dal 9 luglio
Una produzione della Mrcrescita Trading Academy
Tra Stati Uniti e Unione Europea nel mese di maggio 2025 si è riaccesa una forte tensione commerciale. Il presidente americano Donald Trump ha rilanciato con toni durissimi contro Bruxelles, accusando l'Unione Europea di squilibri sistemici negli scambi e di agire in maniera sleale verso l’industria americana. Washington denuncia da tempo un deficit commerciale troppo ampio verso i 27 paesi europei e una serie di barriere economiche, fiscali e regolamentari considerate dannose per le imprese statunitensi.
Venerdì 23 maggio, Trump ha annunciato pubblicamente la decisione di introdurre dazi doganali del 50% su tutti i beni importati dall’Unione Europea, con entrata in vigore inizialmente prevista per il primo giugno. L’annuncio ha scosso i mercati internazionali. Le principali Borse europee hanno chiuso in rosso, con Milano maglia nera e perdite su scala continentale per oltre 180 miliardi di euro in un solo giorno. A Wall Street il colpo è stato inizialmente forte, in particolare sui titoli tech, prima di un parziale recupero.
L’oro, come spesso accade in tempi di crisi commerciale, ha registrato un forte rialzo, confermandosi bene rifugio in un contesto di crescente incertezza globale. Di fronte a questa situazione, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha avuto una telefonata con Trump chiedendo il rinvio dell’entrata in vigore delle tariffe. Il presidente americano ha accettato, spostando la data di attivazione dei dazi al 9 luglio. La proroga rappresenta una tregua momentanea che concede all’Unione Europea poco più di un mese per negoziare ed evitare un conflitto commerciale aperto.
Nel frattempo, Bruxelles ha riproposto una bozza negoziale che prevede l’azzeramento reciproco dei dazi sui beni industriali, intensificando la cooperazione su energia, tecnologia e innovazione. Tuttavia, l’amministrazione statunitense ha considerato l’offerta insufficiente, ritenendo che manchino concessioni significative in ambiti chiave come l’automotive, l’agricoltura e l’accesso delle aziende USA al mercato digitale europeo. Alcune fonti americane hanno indicato che l’obiettivo politico è anche costringere l’Europa ad assumere una posizione più rigida verso la Cina, elemento che aggiunge alla disputa commerciale una dimensione geopolitica strategica.
Parallelamente, la Commissione Europea ha avviato una consultazione pubblica su possibili misure di ritorsione. In caso di attivazione effettiva dei dazi statunitensi, l’Europa è pronta a colpire beni americani per un valore fino a 108 miliardi di dollari, includendo settori simbolici come automotive, aerospazio, prodotti agricoli e beni tecnologici. Tra le opzioni, figurano anche nuove tasse digitali e il ricorso al Digital Markets Act per aumentare la pressione sulle multinazionali USA attive in Europa.
L’impatto economico di dazi al 50% sarebbe molto grave per l’Unione Europea, che nel 2024 ha esportato beni per oltre 530 miliardi di euro verso gli Stati Uniti. Alcuni analisti stimano che una misura simile potrebbe far perdere almeno mezzo punto percentuale di PIL all’economia europea, con effetti più marcati su Germania, Italia e Irlanda, principali esportatori europei verso gli USA.
Tra i settori maggiormente esposti ci sono l’industria automobilistica, con oltre 750.000 veicoli europei esportati ogni anno negli Stati Uniti, il farmaceutico, l’aerospaziale e l’agroalimentare. Trump ha più volte ribadito che la sua intenzione è costringere le imprese europee a rilocalizzare la produzione sul suolo americano, minacciando anche aumenti ulteriori delle tariffe sulle auto fino al 75%.
A livello diplomatico, i negoziati proseguiranno intensamente nelle prossime settimane. L’Europa si muove su un doppio binario: da un lato punta a evitare lo scontro frontale, dall’altro si prepara a ogni eventualità. Il confronto commerciale si intreccia con le dinamiche della campagna elettorale americana e con l’evoluzione dei rapporti USA-Cina, rendendo il contesto ancora più complesso.
Il 9 luglio 2025 si profila come una data spartiacque per l’economia globale. Se non verrà raggiunto un accordo, l’imposizione unilaterale dei dazi da parte degli Stati Uniti potrebbe segnare l’inizio di una nuova guerra commerciale su larga scala, con ricadute profonde sui mercati, sulla crescita e sugli equilibri geopolitici internazionali.
